l’energia vitale e favoriscono la concentrazione, caratteristiche che hanno contribuito a rendere questa forma di Yoga dinamico una vera e propria “meditazione in movimento”.
Il Vinyasa si fonda su una tradizione antichissima, anche se la sua divulgazione inizia nel secolo scorso, grazie a Krishna Pattabhi Jois, sulla base degli insegnamenti ricevuti da Tirumalai Krishnamacharya.
Le origini di questo stile sono quasi avvolte nel mito. La fonte primaria del Vinyasa è considerato lo Yoga Korunta, ora non più esistente, attribuito a un saggio chiamato Vamana. Krishnamacharya lo aveva imparato a memoria da Ramamohana Brahmachari durante un soggiorno sull’Himalaya. Su indicazioni del Maestro, Krishnamacharya ritrovò un manoscritto contenente il testo dello Yoga Korunta presso la Biblioteca Universitaria di Calcutta, dove ne approfondì la conoscenza che trasmise successivamente ai suoi allievi.
Il Vinyasa Yoga si basa su tre pilastri:
1 I movimenti e la respirazione fluiscono in modo sincrono. Le asana dinamiche si combinano con una tecnica di respirazione controllata (Ujjayi).
2 Nel Vinyasa, il passaggio da una posizione all’altra è oggetto di attenzione tanto quanto gli asana stessi. I movimenti sono controllati e mirati, richiedono equilibrio, forza e consapevolezza del proprio corpo nello spazio. Tutti gli elementi sono collegati tra loro, dando vita a un flusso.
3 Il Vinyasa è creativo e liberatorio: ci sono asana ricorrenti, ma non sequenze fisse di esercizi. L’insegnante può progettare i flussi liberamente, in modo che la pratica continui a essere sempre stimolante.
Il Vinyasa Yoga richiede un reale sforzo fisico, che porta ad ottenere, con una pratica regolare, un corpo stabile e forte, ma anche leggero e flessibile. Impegnata dallo sforzo fisico e indotta dal respiro, la mente diventa più calma e concentrata, scoprendo nuovi schemi di reazione positivi.