Schultz scopre lo Yoga a 29 anni, a seguito di un incontro folgorante con Cliff Barber (uno dei pionieri dello Yoga in occidente). Nel 1982, durante un seminario, incontra K. Pattabhi Jois, con il quale studierà per i successivi 7 anni tra India e Stati Uniti.
Larry Schultz insegna una versione nuova e modificata dell’Ashtanga, in cui ogni classe incorpora le pose di tutte e tre le serie tradizionali. Ciò consente agli studenti di provare tutte le pose. È un approccio innovativo e dirompente, che fa guadagnare a Schultz il soprannome di “The Bad Man of Ashtanga Yoga”.
Il nome “Rocket Yoga” viene usato per la prima volta da Bob Weir dei Grateful Dead. “Ti fa arrivare lì più velocemente”: così il leader della rock band descrive lo stile di Schultz, destinato a rompere ogni concetto di gerarchia. Una routine non lineare e libera da costrizioni, in cui l’allievo può continuare il suo flusso, senza seguire necessariamente quello della classe. Questo rende il Rocket Yoga ideale per approfondire e gestire in autonomia la propria pratica.
Il Rocket Yoga si divide in tre serie:
Rocket 1: una pratica veloce, che punta sulla forza e si concentra sul rafforzamento di gambe, spalle e addome. Integra le posture della prima e della seconda serie di Ashtanga.
Rocket 2: include variazioni di pose della seconda e terza serie dell’Ashtanga, concentrandosi su pose di forza, flessioni e apertura dell’anca. È una serie intermedia.
Rocket 3: nasce dalla fusione delle prime due serie ed è una classe ad alta intensità, capace di lasciare il corpo carico di energia.